Da quando 11 anni fa mi è stata diagnosticata la sclerosi multipla ho subito capito che probabilmente finirò la mia vita su una sedia a rotelle. Ho subito ringraziato Dio di aver avuto la possibilità di avere un figlio sano e un marito che mi ama. Il resto, per me, contava e conta poco. Ogni giorno, però, io cerco di ritardare il momento in cui mi siederò definitivamente. Faccio ginnastica, cammino e faccio attenzione a non ingrassare per evitare di "stancarmi" troppo a portare in giro il mio peso. Lotto: lotto ogni giorno anche se mi accorgo che ogni giorno c'è una piccola parte di me che si spegne, ma fino a quando ne avrò le forze continuerò a lottare per me e per i miei cari per i quali debbo cercare il più possibile di non diventare un peso. É questo che mi spinge ad insistere tenacemente a voler fare a tutti i costi una vita "normale" e a godere pienamente di tutto ciò che probabilmente fra un numero imprecisato di anni mi verrà negato. E ringrazio, ringrazio sempre Dio o chi per lui quando la mattina mi sveglio e mi accorgo di muovere ancora le mani, di poter ancora camminare (certo non posso più correre ma va bene lo stesso) e di poter essere felice o infelice a seconda delle "bordate" della vita che capitano a me o ai miei cari. Alcune persone, purtroppo, le ho perse per strada. É una malattia che spaventa perché, come dicevo, si rischia di diventare un "peso" per il prossimo, ma dopo un po' me ne sono fatta una ragione. Va bene così...