"SM. SM. SM. Sclerosi Multipla. Sei Matta. SMania di vivere". È il pensiero che prevale. Adesso ho coraggio. Adesso ho scelto e, cascasse il mondo di nuovo, questa volta vinco io. Ed infatti cascò il mondo, quel giorno caldo di aprile che doveva essere sentenza definitiva e prevedeva un futuro più incerto e oscuro che mai. Da allora avrei dovuto essere più cauta, ridimensionare sogni, ponderare decisioni, centellinare forze per non rimanere bloccata o cadere a terra. Ah idiozia! Io avevo 16 anni e sono resiliente. Io volevo viaggiare e sono libera. Io amavo i colori e accendo la luce. Esattamente. Eppure qualcosa ancora mi fermava. Cos'era? Oh sì, era quella maledetta convinzione. La Sclerosi Multipla è una mera definizione, ma non la regola da rispettare. C'era da ribellarsi a cosa dicevano i medici, il protocollo, le persone e LEI. E riempii la mia amata borsetta, misi le scarpe del colore più affine a quello della stampella, feci una coda ai capelli, non dissi nulla a nessuno e presi il primo tra tanti treni per andare chissà dove, quando sola e chiusa nella stanza di quella residenza universitaria sentivo di dover mettermi alla prova finalmente. Mi persi quando scesi dal mezzo. Provavo terrore che bruciava come lo scirocco pugliese. Ero stanca, dovevo sedermi, le gambe erano pesanti, ma non c'era posto. Avevo necessità della toilette, ma non riuscivo a trattenermi. Allora mi fermai. Respirai profondamente e accesi la luce. Alzai la testa e vidi il mare lontano. Vidi una panchina. Resisto ancora e fu la svolta.