Non avevo ancora fatto grandi cose. In fondo, avevo tutta la vita davanti. L'unica mia preoccupazione era ricordarmi tutti i passi per il saggio di danza tanto atteso. Continuavo a fare prove su prove, finchè una mattina mi sveglio con "il braccio addormentato". Una bambina di 11 anni e mezzo non sa neanche dell'esistenza della parola “formicolio”.
È l'8 giugno 2005: la dottoressa è molto simpatica, sorride, mi fa fare un giro in un macchinario grande e che fa tanto rumore. È l'8 giugno e, in quel macchinari,o devo stare sdraiata, immobile, ma fa tanto freddo qua dentro. È l'8 giugno e mi dicono che dovrò passare una notte con loro e che il giorno dopo mi faranno una puntura dietro la schiena.
Per me è tutto nuovo e quindi decido di curiosare in giro e mi ritrovo nella stanza degli infermieri. Qui c'è una lavagna dove ci sono scritti i nomi di tutti i pazienti, anche il mio. Lo guardo e vicino c'è scritto: “sosp. sclerosi multipla". Corro da mamma, le chiedo cosa significa e lei continua a dire che avevo letto male. La porto quindi in quella stanza, lei guarda la lavagna, mi guarda, riguarda la lavagna, mi riguarda e vedo che inizia a scenderle una lacrima.
Questo è il mio inizio. Oggi ho 23 anni e la malattia ne ha 12. Lei mi ha tolto tanto, non posso dire di no, ma devo dire che mi ha dato anche tante cose belle. Quello che sono, nel bene o nel male, lo devo anche a lei. Ormai, io e la malattia conviviamo - con alti e bassi sì - ma quale convivenza non ha alti e bassi?!