Storie di progetti e sogni
che non si fermano con la Sclerosi Multipla

Ed eccomi qui, a raccontarvi perché #iononsclero. Mancavano poche settimane alla mia mitica e tanto desiderata festa di 18 anni quando, una mattina, mi svegliai con la bocca che mi tirava. Tutto il lato destro del mio volto era fermo, immobile come in una foto in cui sorridi troppo...Inutile raccontarvi il seguito: un neurologo del paese che ti prescrive la RM, il risultato di placche demielinizzate, il ricovero in un centro specializzato, la rachicentesi con tanto di immobilismo di una settimana e, infine, lei: la diagnosi. Ecco, è da qui che ho iniziato a NONSCLERARE: sì, perché in realtà questa brutta diagnosi con quella bruttissima parola io non l'ho mai sofferta. Grazie ai miei genitori, a mia madre che stava per finire per un maledetto cancro: sono loro i primi grandi responsabili del mio nonsclero. Loro che hanno sofferto (Dio solo sa quanto) in silenzio, mentre io continuavo la mia gaia e serena vita di adolescente con giri in motorino, feste di 18 anni, primi grandi amori, i primi esami all'università. In seguito, il mio nonsclero è continuato quando mia madre, scomparsa ad un anno dalla diagnosi, mi ha lasciato dicendomi che sarebbe andato tutto bene...E così è stato: la sua forza e il suo ottimismo vivono in me e sono tuttora, a distanza di 17 anni dalla diagnosi, la spinta che tutti i giorni mi fa combattere. Spinta che ha avuto una molla fortissima 6 anni fa, quando sono diventata mamma. Iononsclero è stato il parto naturale e unico di mio figlio Sergio che è la mia forza.