Sono mamma Marzia. La mia non è stata una vita leggiadra: ho perso la mamma a 11 anni e a quei tempi risale il mio primo incontro con la malattia, non la mia, ma già da lì ho imparato che esistono cose che non guardano in faccia o nel cuore di nessuno. La mia mamma era dolcissima: è riuscita a trasmettermi la vera essenza dell'amore che mi ha nutrito ed è cresciuto rendendomi forte e allo stesso tempo debole, ma tenace: non sopporto le ingiustizie, sono severa con gli altri, ma soprattutto con me stessa. Il mio desiderio più profondo? Diventare mamma, completare quel percorso che non mi era stato concesso. Non avevo più nessuno su cui fare affidamento. Poco più che sedicenne ho concluso la scuola abitando in un convitto di suore. Ho guadagnato un buon posto di lavoro. Assetata d'amore mi sono sposata giovanissima e poi separata. Sulla mia strada diversi angeli mi hanno appoggiato, dato fiducia, amore, sostegno: la mia mamma non mi ha mai abbandonata. Quel giorno mi sono scontrata con i primi sintomi: formicolio, sdoppiamento visivo, difficoltà a parlare. Smarrimento e incredulità che pian piano hanno preso un nome, una diagnosi, termini che fino a poco prima non avevano quasi significato. Ospedali, esami, medici, visite, cure. Ma avevo bisogno di una sola certezza per affrontare tutto e, quel giorno, in quello studio è esplosa la mia timorosa domanda: posso diventare mamma? Emma e Greta sono la risposta, il dono più grande, il mio riscatto, la realizzazione del mio essere nonostante tutto e tutti.