Sono ammalata ufficialmente da 4 o 5 anni. Ero ad un bivio, come tutti: o mi deprimevo o avrei potuto dare un senso nuovo alla mia vita. Ho optato per la seconda. Convivere con la sm è dura, sia per chi la malattia la ha, sia per quelli che ti stanno intorno e non vogliono vederti soffrire. Ho scelto di rinascere. Ho scelto la seconda vita e ne sono felice. Il desiderio di bambina era quello di scrivere, di diventare una giornalista o una scrittrice. Le cose cambiano mentre percorri la vita, cambiamo noi e i nostri sogni e persino le aspettative. Ho fatto tutt'altro. Ma i quaderni li ho sempre riempiti.
Mi sono ammalata e ho ripreso a scrivere. Ho pubblicato un diario sulla malattia sperando di fare una cosa utile e di poter essere qualcosa di buono per qualche altro malato. Da quel giorno non mi sono più fermata. Non accetto stop, nemmeno dal mio cervello.
Non accetto compromessi e, se voglio scrivere proprio quella parola che non viene e mi sfugge, aspetto che abbia voglia di ricomparire. È un buon allenamento per la mia testa piena di lesioni. Faccio ciò che mi rende felice. Voglio essere felice e il più a lungo possibile; mentre stringo i denti superando dolori, vertigini, problemi di visione e perdita di parole e ricordi. Sono qui acciaccata, ma non mi arrendo.