Storie di progetti e sogni
che non si fermano con la Sclerosi Multipla

Buongiorno, mi chiamo Layla, come la canzone di Eric Clapton, quella elettrica però. Il mio nome l'ha scelto mio fratello Andrea quando aveva 17 anni. In quel periodo portava i capelli lunghi che scendevano sulle spalle e suonava la chitarra tutto il giorno. Che stress che era! Con mamma, papà e Andrea ci siamo divertiti tanto. Io e mamma abbiamo sempre avuto un rapporto burrascoso, ci siamo ferite tante volte, ma anche abbracciate e consolate quando nessuno ci vedeva. Papà stava sempre sul divano, che pigrone! La notte però, quando avevo paura dei lampi e dei fulmini, mi andavo a mettere sotto le coperte con lui e tutto passava, come per magia. All’ora di pranzo, come di consueto, Andrea tornava da scuola sempre affamato e molto stanco, visto che usciva tutte le sere. Io stavo tanto bene a casa con mamma a guardare la tv. Poi, verso le quattro, tornava mamma ed era una festa. Mi buttavo a terra e lei mi accarezzava la pancia e giocavamo con la palla, poi cucinava e io l'aiutavo. Verso le sette poi tornava papà, che mi abbracciava e prendeva in braccio, ma a me ha sempre dato fastidio: non sono mai stata una tipa da abbracci. Questa è stata la mia vita. Un giorno poi cominciai a non star tanto bene, non mangiavo e avevo dolori ovunque. Anche Andrea aveva qualcosa di strano e per la prima volta decisi di dormire con lui. Avevo capito che aveva bisogno di me. Ancora oggi, che sono tre anni che me ne sono andata, lo ricorda come qualcosa di importante e mi ringrazia...