Vivere, ecco l'obiettivo che mi sono prefissato. Una mattina, prima di andare al lavoro, ho sentito un richiamo: "Dove vai?" e subito dopo mi sono reso conto di aver indossato una sola scarpa. La mattinata era stata movimentata, poi mi sono recato al pronto soccorso e un amico medico mi diagnosticò una malattia neurologica. Da quel momento in poi è iniziato un percorso di vita completamente diverso. In questo ha avuto, e ha tutt'ora, un peso importante l'affetto che al Centro Sclerosi Multipla di Cagliari riversano su noi pazienti. Quando la diagnosi è stata confermata, non c'era altro da dire se non: "Che fare?". Si trattava di ristrutturare tutto. Con i consigli dei medici e un sostegno psicologico (anche familiare) ho iniziato a camminare, camminare, camminare sino a riprendere la sensibilità plantare e perdere l'effetto "calza". Sono andato avanti. Il virus che ha recluso tutti per lungo periodo l'ho vissuto limitando il raggio d'azione del mio passeggiare, e nel frattempo ho mandato avanti le mie conoscenze con altri compagni di sventura. Nel mio piccolo ho cercato di supportare altri e in questo supportare ho trovato supporto per me stesso, amicizia, affetto reale. La nostra comune nemica è un male subdolo, che governiamo con l'intelligenza e ora mi sento di ringraziare mille volte le persone che ho accanto.