Scoperta nel 2008, credo che questa malattia sia arrivata come per farmi capire che stavo tirando troppo la corda, chiedendo troppo a me stessa. Inizialmente ero spaventata, mi sentivo emarginata dalla società avendo anche perso il lavoro, dove c'erano delle scale e sarei potuta cadere. Disperazione. Il padre dei miei figli mi ha lasciata e io, dopo il colpo, ho tirato su la testa e sono andata avanti senza pensare al tutto e, tantomeno, alla malattia, curandola ma senza darle "importanza". I miei figli hanno capito di avere una mamma malata, ma non ne hanno subìto il peso. Ho continuato a lavorare, sono andata anche in una fabbrica. Il mio motto è non arrendersi, il mio corpo lo comando io e non lei. Oggi vorrei ancora fare tanto, perchè è l'unico modo che mi fa sentire "normale".