Storie di progetti e sogni
che non si fermano con la Sclerosi Multipla

Era già da tempo che si rimandava quella famosa escursione ai piedi di Petra Kappa, una roccia che si schianta verso il cielo come un monumento plasmato dalle mani di Dio e non dall'uomo. Situata sul versante orientale del Parco dell'Aspromonte nella valle chiamata "delle grandi Pietre proprio per la presenza di numerosi conglomerati rocciosi modellati dalle intemperie fino ad assumere forme particolari". Il Covid aveva ripetutamente infettato ad uno ad uno le nostre vite e la paura di poterci ritrovare se pur protetti da quella mascherina diventata la nostra unica salvezza, evitavamo di riunirci, anche se poi distanti l'un l'altro all'aria aperta avremmo fatto quel percorso da soli con i nostri pensieri, le nostre ansie, ma convinti che la nostra libertà prima o poi sarebbe ritornata. Le nostre voci sarebbero state un eco in quella selvaggia natura, ogni forma di distanziamento per poter almeno respirare ancora l'aria d'estate. Sono passati i giorni, i mesi, qualche anno, ma quella escursione non è stata mai più organizzata. Decisi così, un giorno qualunque, di mettere ai piedi delle scarpe comode, uno zaino alle spalle e iniziare il mio cammino. Già, non era il cammino di Santiago, ma divenne tale quando mi accorsi di fare fatica a muovere le mie gambe come un tempo. Diedi la colpa ai sassi, ma non era così. La roccia era lontana, irraggiungibile per me tanto da sedermi ai margini di un fiume a piangere. Non sarei mai arrivata in quella destinazione.