
Era novembre dell'anno 2016, l'anno del vero incubo, l'anno della diagnosi. Vertigini, diplopia, nistagmo da un occhio, corsa in ospedale, mi mandarono in consulto da un otorino per il nistagmo. L'otorino ebbe un piccolo sentore e dalla mia prima risonanza magnetica, dalla quale emersero delle lesioni encefaliche mi mandarono in neurologia: esame del liquor e diagnosi. Ricordo ancora come se fosse oggi le parole del neurologo "Non si spaventi, lei ha la sclerosi multipla". Io rimasi incredula, inerme ad ascoltare le parole del neurologo come se stessi vivendo un incubo con la speranza di potermi svegliare da un momento all'altro. Da un lato avevo tanta paura ma trovai un minimo di pace interiore perchè finalmente tutti quei sintomi avevano un nome. Tornai a casa sotto shock, avevo solo 26 anni e non riuscivo ad accettare di avere la SM. Da là in poi boli di cortisone, mi ripresi piano piano e poi la terapia. Giorno dopo giorno, anno dopo anno, imparai a conviverci e ad accettarla come un'amica di viaggio piuttosto che come una nemica. In quanto ad oggi, nonostante tutto, mi reputo una persona migliore rispetto a una me prima della diagnosi, una guerriera coraggiosa che non si abbatte più per banalità ma che ha imparato a convivere con le sofferenze cercando di vivere in piano e godermi i giorni in cui la patologia non disturba più di tanto. È ovvio che se avessi potuto scegliere non avrei voluto la SM nella mia vita ma c'è e voglio cercare di conviverci nel miglior modo possibile.