
Io e la mia Sclerosi Multipla siamo passate attraverso vent'anni di vita insieme, facendo tantissime cose. Una però l'avevo allontanata: un amore nato quando ero bambina e che, arrivata Lei, avevo accantonato per paura. Sarei mai riuscita a risalire a cavallo con quelle gambe stanche e pesanti? Pensavo che non avrebbero più retto, che questa grande passione dovesse restare consacrata al passato, al prima di Lei. Pian piano ho imparato ad accettare i miei limiti e ho capito che accettarli, in realtà, è anche un modo per superarli. Ho smesso di vergognarmi delle gambe stanche, ho iniziato ad andare in palestra per rinforzarle e ho iniziato a cercare un posto adatto a me, dove potessi di nuovo praticare l'equitazione. L'ho trovato. Non so descrivere l'emozione provata risalendo in sella per la prima volta dopo vent'anni, dopo la mia parte di vita con Lei, ma posso raccontare il sapore delle lacrime che mi sono scese copiose dopo aver fatto i primi passi a cavallo. Era il sapore magico delle cose ritrovate. Era il sapore di tutto quello che c'era stato dietro a quell'istante, della paura dissoltasi nella tenacia. Era il sapore di me bambina, perché in quel momento ho percepito nettamente che, anche se c'era Lei, non avrei mai smesso di essere Io. A quella prima volta a cavallo ne sono seguite molte altre. Quando mi allaccio gli stivali, ricordo che da bambina ero veloce, ora lo faccio lentamente, con i polpastrelli insensibili e pure gli occhiali. E immancabilmente mi emoziono.