
Una diagnosi è una frase scritta in un referto. Una frase che disegna una linea di demarcazione tra il prima e il dopo la scoperta della malattia, tra la vita prima e la vita dopo, tra l'io prima e l'io dopo, tra le sfide del prima e le sfide del dopo. La MIA PRIMA VOLTA dopo la diagnosi, quella volta che ti segna e che ti resta, può descriversi in questo. Sono stata lontana dalla mia bambina, allora di circa 3 mesi, per più di due ore consecutive. Sì, perché prima della diagnosi, almeno due ore a seduta di cortisone dovevo spenderle... e poi la risonanza... e poi la diagnosi mi ha tenuta per più di una settimana (due ricoveri intervallati dal Covid) lontana dalla persona più importante della mia vita. Questo con l'annesso bagaglio di ansie, dubbi e domande che attenevano al futuro proprio durante la maternità. Sofia, con il suo papà, è stata bravissima e coraggiosissima; la sottoscritta, che ha vissuto affatto serenamente la separazione, ne è uscita però più consapevole e più forte. Dubbi e paure hanno lasciato spazio alla volontà di affrontare tutto questo con energia, speranza e, soprattutto, accettando il supporto e l'aiuto delle persone care. Non da sola. Io, che a fare le cose da sola sono sempre stata votata. Non esistono sfide impossibili, solo difficili. La mia esperienza mi ha fatto conquistare una certa resistenza e mi ha dato quella che si può definire una "pelle di diamante". Seguo la mia terapia, credendo nella ricerca, e vivo la mia vita come prima della diagnosi.