Ammetto la mia ignoranza: non sapevo praticamente nulla della Sclerosi Multipla prima di ricevere la diagnosi, l'11 marzo del 2015. Ero giusto a conoscenza di una malattia con questo nome e la prima immagine che le ho associato è stata la sedia a rotelle. Non è stato certo un inizio rassicurante. Oggi, 18 giugno 2021, la mia convivenza con la malattia ha portato a una conoscenza molto più approfondita, sicuramente più consapevole e rassicurante. Chi mi ha aiutato e mi sta aiutando in questo percorso? In primis direi il Team che mi ha preso in cura dall'inizio, nel Day Hospital di un piccolo ospedale della provincia cuneese. In quella stanzetta, che ne ha viste e sentite tante, troppe, ho respirato fin da subito aria di famiglia. Ho sperimentato la competenza e l'umanità di cui avevo bisogno e ho capito che con la SM si può vivere, non solo sopravvivere. Grazie a loro, in questi sei anni ho potuto proseguire la mia vita senza particolari scossoni, imparando a portare il peso di una malattia a cui ho scoperto che si può dare del Tu, come fanno tantissime persone. Certo, il Covid, che per fortuna non ho preso, ha cambiato totalmente la mia quotidianeità. Come quella di tutto il mondo, d'altronde. Proprio il Covid mi ha portato a riflettere e ad associare un'altra immagine alla SM: la Spada di Damocle. Tutti noi, sani o malati, viviamo con questa famosa spada sospesa sulla testa: semplicemente la SM, nemica invisibile, mi ha reso visibile la realtà.